Terranuova Bracciolini
I paesi delle Balze
Nei pressi di Montemarciano, l’Oratorio della Madonna delle Grazie, con un affresco del ‘400 ritenuto inizialmente opera giovanile di Masaccio. Delle successive deviazioni – sempre sulla destra – conducono alla Villa di Poggitazzi, (con fattoria, frantoio e palazzo signorile) e poi a Persignano e Piantravigne, due splendide terrazze sul panorama delle Balze, con gli abitati arroccati su speroni rocciosi. Furono anch’essi dei castelletti sottomessi al dominio dei Pazzi. Un membro della famiglia, Carlino, è ricordato da Dante in un canto dell’Inferno (XXXII, 69).
La valle dell’Inferno
Il lago dell’oasi di Bandella si è formato a seguito della diga costruita nel 1956 per produrre energia elettrica; col riempimento della valletta è avvenuta la trasformazione in zona lacustre ed una progressiva rinaturalizzazione: oggi è un’area che richiede protezione e controllo come ambiente ricco di biodiversità. Per questo è stata istituita la Riserva Naturale: con l’area contigua, circa 500 ettari circondati da fitti boschi di querce. Nel silenzio, si possono osservare aironi bianchi e cinerini, il cormorano, il martin pescatore, l’averla, i germani; mentre alti nel cielo – alla ricerca di piccole prede – si possono avvistare il nibbio, il gheppio, la poiana, il falco di palude.
Nei dintorni, sono percorribili molti sentieri fra i boschi e le campagne e, nella stagione della fioritura, si trovano molte varietà di orchidee selvatiche. In tutta l’area contigua, non è difficile incontrare branchi di caprioli, cinghiali, istrici e volpi, oltre alla rarissima salamandrina dagli occhiali.
Nei dintorni di Terranuova
Nelle vicinanze, la frazione del Tasso, castelletto di probabile origine longobarda nel mezzo di un paesaggio di calanchi d’argilla e rocce sedimentarie, ricche di reperti fossili e conosciute dai geologi come “sabbie del Tasso”.
Ancora nei dintorni di Terranuova, le Ville (un tempo “castello del Terraio”, popoloso borgo murato); Pernina (di origine medioevale, con una chiesa seicentesca circondata dai cipressi, su una collina silenziosa e panoramica); e infine Penna Alta, in cima a uno sperone di roccia, che ha mantenuto la struttura dell’antico villaggio fortificato medievale.
Val d’Ascione
Questa è la strada dei formaggi, dove è possibile acquistare pecorini, ricotte e raveggiolo. Sulla sinistra, dei rapidi tornanti portano all’antico borgo di Cicogna, sviluppatasi attorno all’attraversamento viario (nei pressi della Villa, è da segnalare un importante giardino storico, di proprietà privata); sulla destra, invece, e poco più avanti si sale verso Castiglion Ubertini e Monticello, piccoli agglomerati rurali che risalgono al XIV secolo, in una campagna ben curata e ricca di punti panoramici.
Continuando la strada dell’Ascione, possiamo deviare per Traiana (insediamento di origine romana, quando nei pressi transitava il percorso della Cassia Vetus; il borgo attuale si sviluppò come mercatale del castello, attorno alla grande piazza centrale); e concludere a Campogialli, feudo ghibellino della potente famiglia dei Pazzi, che conserva l’aspetto del borgo fortificato, con suggestivi vicoli nel centro storico. Appena fuori dall’abitato, si trova la chiesa di Santa Maria in Campo Arsiccio. L’interno, a navata unica, conserva un interessante ciclo di affreschi del trecento e del quattrocento, di autori ancora ignoti.
La Chiesa di Santa Maria in Campo Arsiccio
Le origini dell’oratorio di Santa Maria in Campo Arsiccio, che si trova in campagna a poca distanza dal centro abitato di Campogialli (Terranuova Bracciolini), risalgono al medioevo e forse agli inizi del Trecento, quando ancora signoreggiavano nel territorio i Pazzi di Valdarno che controllavano la grande strada vicina percorsa dai pellegrini in viaggio per Roma: la cosiddetta via di “San Pietro”, che corrispondeva più o meno all’attuale “Setteponti”.
All’epoca, in chiesa c’erano due altari, di cui uno stava sotto l’immagine della Madonna col Bambino considerata «assai miracolosa» di fronte alla quale si celebrava la festa della Natività.
In seguito alle «soppressioni leopoldine» la chiesa fu utilizzata come cappella per tumulare cadaveri e poi, divenuta proprietà privata, fu persino trasformata in stalla per le pecore, nonostante in un angolo l’immagine della Madonna continuasse ad essere “scoperta” per impetrare grazie di ogni genere.
Nel 1906, l’intonaco, con cui qualche secolo prima si erano coperti gli affreschi che decoravano la chiesa, «cascando» fece intravedere delle figure; solo però nel 1954 il nuovo proprietario Marino Debolini decise di effettuare a sue spese il restauro totale dei dipinti, affidando il compito al sovrintendente Guido Morozzi. Oggi l’edificio appartiene al Pubblico Demanio, che nel 2021 lo ha affidato in concessione alla Pro Loco di Terranuova Bracciolini.