I vini del Valdarno
“…credo che molta felicità sia agli uomini che nascono dove si trovano i vini buoni…”, così diceva Leonardo da Vinci.
La particolare composizione delle terre del Valdarno Superiore e la favorevole esposizione dei suoi vitigni hanno consentito fin dall’antichità la produzione di vini di alta qualità.
Fin dal periodo etrusco e poi romano nell’area valdarnese aretina sorsero diverse fattorie atte alle produzioni di vini e olio di oliva, ma fu nel periodo medioevale e del granducato di Toscana che la zona vitivinicola ebbe il suo periodo d’oro.
L’editto di Cosimo III de’ Medici del 1716 prende atto di una situazione di produzione vitivinicola di alta qualità già a quel tempo ampiamente consolidata e riconosciuta e che deriva da una storia molto antica.
Già gli Etruschi erano in grado di vinificare nel IV secolo a.C. Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio parla delle aree circostanti Arezzo come le migliori per la produzione viticola e fa riferimento a numerose varietà di uve coltivate. Nel Medioevo sono i monaci a curare e proteggere le coltivazioni di vite dal rischio di furti e devastazioni. Nel Catasto Fiorentino del 1427 oltre alle citazioni tecniche catastali si fa riferimento anche al valore dei prodotti ottenuti nelle diverse zone, stilando di fatto una graduatoria di merito e prezzo dei vini dell’epoca. Tra i più pregiati vini censiti dal catasto fiorentino vi erano quelli prodotti nelle zone di San Leolino, Cennina e Galatrona, sia Trebbiani (bianchi) che Vermigli (rossi).
Cosimo III avvertì la necessità di proteggere i prodotti vinicoli locali dalle contraffazioni provenienti dal Chianti, Pomino, Carmignano.
Nel corso del XIX e XX secolo i vini prodotti nel Valdarno di Sopra erano stati progressivamente accomunati al nome Chianti, inizialmente in maniera generica, in ultimo con la specificazione della sottozona Colli Aretini. Per i vini prodotti nel Valdarno di Sopra questa assimilazione con il Chianti non rendeva giustizia alla complessità delle produzioni locali. Da questo territorio provenivano le uve che davano origine a numerosi “Supertuscan” che avevano acquisito una fama ben nota tra gli addetti ai lavori. Si tratta di vini che provengono da vitigni autoctoni, soprattutto Sangiovese in purezza, ma anche Pugnitello, Foglia tonda o Malvasia bianca, o da vitigni alloctoni come Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon e poco o niente avevano da condividere con i disciplinari del Chianti.
La caratterizzazione territoriale e lo stile personale dei vini ha richiesto il ritorno ad una normativa che rendesse ragione a quanto già nel XVII e XVIII secolo si era compreso sulle differenze e sulla personalità delle singole zone di produzione e sulla loro valenza altamente qualitativa. Nel 2011 nasce, quindi, la Valdarno di Sopra DOC, una delle più recenti nel panorama delle Denominazioni di Origine Controllata regolamentate con le normative moderne nate negli anni ’60.
Il vitigno principale del Valdarno è il Sangiovese, che contraddistingue la maggior parte dei nostri vini e si riconosce oltre che per la sua inebriante fragranza anche per la sua tannicità e per la sua freschezza.
La maggior parte dei produttori valdarnesi, pur utilizzando metodi innovativi, vinifica secondo la passione, la cura e le tecniche tradizionali ed è per questo che nella composizione dei vini, il Sangiovese è ancora oggi il vitigno maggiormente diffuso, incarnando le radici e il carattere toscano.
Dal lavoro, l’amore, la pazienza e la dedizione dei produttori vinicoli valdarnesi, unito alla benevolenza di madre natura nascono grandi vini.